Chi è il Responsabile della Protezione dei Dati?
Il Responsabile della Protezione dei Dati (di seguito RPD o R.P.D.) è un ruolo chiave, introdotto dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati EU 2016/679.
Il R.P.D. è una figura già presente in alcune legislazioni europee (anche conosciuto come Chief Privacy Officer, Privacy Officer, Data Protection Officer o Data Security Officer); essa ha un ruolo determinante nel trattamento di dati personali di una organizzazione.
Chi deve nominare il RPD?
- una pubblica amministrazione che tratta dati personali (eccettuate le autorità giurisdizionali quando esercitano le loro funzioni giurisdizionali);
- una organizzazione che effettua monitoraggio, regolare, sistematico e su larga scala di interessati;
- una organizzazione che tratta, su larga scala, particolari categorie di dati sensibili o dati relativi a reati e condanne penali.
Compiti del RPD
I compiti primari del Responsabile della Protezione dei Dati sono:
- informare e fornire consulenza al Titolare e al Responsabile del trattamento nonché ai dipendenti che eseguono il trattamento in merito agli obblighi derivanti dal GDPR, nonché da altre disposizioni dell’Unione o degli Stati membri relative alla protezione dei dati;
- sorvegliare l’osservanza del GDPR, di altre disposizioni dell’Unione o degli Stati membri relative alla protezione dei dati nonché delle politiche del Titolare del trattamento o del Responsabile del trattamento in materia di protezione dei dati personali, compresi l’attribuzione delle responsabilità, la sensibilizzazione e la formazione del personale che partecipa ai trattamenti e alle connesse attività di controllo;
- fornire, se richiesto, un parere in merito alla valutazione d’impatto sulla protezione dei dati e sorvegliarne lo svolgimento ai sensi dell’articolo 35;
- cooperare con l’autorità di controllo (Garante per la Protezione dei Dati Personali); e
- essere il punto di contatto dell’autorità di controllo per questioni connesse al trattamento dei dati personali, tra cui la consultazione preventiva di cui all’articolo 36, ed effettuare, se del caso, consultazioni relativamente a qualunque altra questione;
- supportare il titolare del trattamento nelle attività susseguenti ad un eventuale data-breach.
Chi può essere nominato RPD?
In base all’articolo 37, paragrafo 5 GDPR, il RPD “è designato in funzione delle qualità professionali, in particolare della conoscenza specialistica della normativa e delle prassi in materia di protezione dei dati, e della capacità di assolvere i compiti di cui all’articolo 39”. Viene anche previsto che il livello necessario di conoscenza specialistica dovrebbe essere determinato in base ai trattamenti di dati effettuati e al livello di protezione necessario per i dati personali oggetto di trattamento.
Allo stato attuale non esiste alcun schema di certificazione, corso, percorso formativo o seminario che abiliti al ruolo di R.P.D. ; sono invece importanti esperienza e competenze professionali, così come la conoscenza delle normative nazionali ed europee; è necessaria anche una formazione adeguata e continua.
La organizzazione che procede alla nomina del RPD dovrà allegare alla stessa le risultanze della valutazione di adeguatezza, in base alla quale è stato designato il candidato tra tutti gli altri; si presti quindi molta attenzione a motivare la scelta, in quanto la nomina di una figura inadeguata o in conflitto di interessi potrebbe configurare il reato in eligendo.
La figura RPD esterna
Le organizzazioni di dimensioni limitate o che non hanno figure da investire dell’incarico di RPD possono nominare una figura esterna, che abbia i requisiti indicati, di rivestire il ruolo di RPD. Alcune organizzazioni complesse potranno nominare una figura giuridica esterna (team di esperti) quando i processi di trattamento dei dati necessitano di particolari competenze interdisciplinari. Occorre fare attenzione a che non sussistano conflitti di interessi (come nel caso di nomine a fornitori informatici, software house e consulenti fiscali ed amministrativi già incaricati).
Autonomia del RPD
Il regolamento GDPR indica le garanzie essenziali per consentire al RPD di operare con un grado sufficiente di autonomia nella organizzazione del titolare del trattamento. Esso non dovrà ricevere alcuna istruzione sullo svolgimento dei propri compiti, che dovrà svolgere in modo indipendente. Avrà a disposizione un budget adeguato che gestirà autonomamente per i compiti assegnati, compreso quello della propria formazione continua.
La nomina del RPD rileva il board aziendale dalle responsabilità GDPR?
No, la figura del RPD è intesa come “facilitatore e controllore” delle procedure e della sicurezza della architettura di trattamento della propria organizzazione. Non ha funzioni decisionali, che pertanto permangono nel board, così come le responsabilità.
Il RPD deve essere formalmente nominato?
La risposta è affermativa; nell’ipotesi di incarico ad un team o una società, occorre comunque che sia individuato in maniera inequivocabile un soggetto che specificamente opererà come RPD, riportandone espressamente le generalità. E’ poi necessario che nell’atto di designazione o nel contratto di servizi risultino indicate le motivazioni che hanno indotto il management a scegliere quel soggetto per svolgere la funzione di RPD. La nomina dovrà essere comunicata al Garante, e gli estremi di contatto debbono essere indicati sulle informative e sul sito web aziendale.
Una azienda che non ha obbligo, potrebbe nominare il RPD?
Certamente; la presenza di un Responsabile della Protezione dei Dati qualificato è portatrice di molti benefici; noi riteniamo che la nomina del RPD in assenza di obbligo esprime una sensibilità aziendale verso la protezione dei dati e determina una misura organizzativa che ha importanti e positivi influssi sulla protezione dei dati personali.
Il nostro team di professionisti è in grado di offrire supporto, consulenza e formazione relative al ruolo RPD in tutta Italia.
Possiamo anche assumere il ruolo RPD esterno per le organizzazioni che lo necessitano o desiderano.