Flop IMMUNI

Con il nuovo Governo Draghi, torniamo a chiederci cosa farà l’esecutivo in merito alla famigerata App IMMUNI, inizialmente tanto sbandierata dal precedente Governo Conte quale strumento determinante nella lotta contro il COVID.

Intanto partiamo da due certezze: a parte il caso inglese, in Europa il contact tracing tramite App è stato un fallimento totale.

Segnaliamo la Francia, nella quale l’App di contact tracing è stata scaricata da meno del 3% della popolazione (a nostro avviso, anche per la natura centralizzata della raccolta dati).

In Italia, i dati non sono chiari ma si parla di una percentuale intorno all’8%; meglio hanno fatto in Svizzera (17%) e Germania, intorno al 20%.

In ogni caso, il download non equivale ad utilizzo; infatti molti utenti, a seguito di problematiche incontrate o personali valutazioni, ne hanno abbandonato l’uso o disinstallato la App; siamo comunque ben lontani dalla soglia di reale efficacia, attesa oltre al 60%.

Ma perchè proprio in Europa, dove quasi tutti posseggono uno smartphone ed almeno un profilo social, e tramite i quali non si fanno remore a condividere qualsiasi contenuto, è avvenuto questo flop sistemico?

Perchè la stragrande maggioranza dei cittadini europei, pur essendo consapevoli della importanza di una sistema di contact tracing automatizzato, non ha praticamente neanche scaricato la App per valutarne il funzionamento?

Molti autorevoli commentatori hanno svolto varie analisi, indicando, tra le cause alla base del flop, errata comunicazione e promozione, disincentivazione da parte di alcuni soggetti “istituzionali” o politici, errori legati a soluzioni tecniche, timore per la privacy, incompleta integrazione con il sistema sanitario, pochi vantaggi offerti dall’utilizzo.

A nostro avviso, nessuna di queste analisi ha evidenziato il problema più rilevante: la scarsissima fiducia che i cittadini hanno nella reale protezione dei loro dati personali.

Le App di contact tracing trattano dati sanitari e dati derivanti da contatti tra persone; tutte informazioni molto sensibili che, pur essendo pseudoanonime, sono pur sempre potenzialmente atte a causare un rilevante rischio per i soggetti interessati.

In sub-ordine, l’approccio opaco, TOP-DOWN e privo di coordinamento, per il quale si sono scelte N-App diverse, adottanti progetti e schemi operativi diversi, per N-Stati europei; ovviamente non interoperabili.

In primis, si tratta di un fallimento della UE, la quale avrebbe dovuto realizzare in proprio – tramite i propri atenei e centri di ricerca pubblici – una App di contact tracing Europea, interoperabile e trasparente, basata su codice opensource e validata da Autority, scienziati ed informatici di alto livello, oltre che a promuovere la consapevolezza della sua importanza ed efficacia.

Inoltre, si tratta di un altro fallimento Italiano in ambito della politica digitale, che rappresenta, al pari del recente report DESI, lo stato di immutabile arretratezza digitale della nostra Nazione, e non certo solo per colpa dei cittadini, come si vorrebbe sempre far credere.

Data Economy e Mercato Unico Digitale sono solo castelli di carta, senza la necessaria consapevolezza di tutti gli stake-holders, ed il pieno e convinto supporto delle istituzioni, italiane ed europee.

Il GDPR è nato anche per ridare fiducia ai cittadini europei, affinché conferiscano i loro dati personali senza patemi d’animo e determinino il nuovo rinascimento europeo.

Come abbiamo sperimentato, tra un data breach di oggi e quello di domani, obbiettivo sinora mancato.